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La morte di Valentina Milluzzo, tra obiezione di coscienza e malasanità

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di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO

Valentina Milluzzo voleva diventare madre, doveva diventare madre.

 

Di due gemellini. Per questo motivo, si ricovera presso il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Cannizzaro di Catania. Valentina entra in ospedale cercando la vita, troverà la morte. Perché i due gemellini muoiono, nonostante i chiari segni di malessere di Valentina i medici non praticano parto cesareo, preferiscono aspettare che “la natura faccia il suo corso”. E non procedono nemmeno a rimuovere i feti oramai senza vita. Arriva, quindi, la febbre e l’infezione. Solo dopo 17 giorni di ricovero, Valentina Milluzzo viene operata, ma è tardi. L’infezione la uccide. Un caso di malasanità come tanti? I famigliari di Valentina testimoniano che i medici si sono rifiutati di intervenire chirurgicamente per rimuovere i feti, perché convinti che uno dei due cuoricini batteva ancora ed essendo obiettori di coscienza non hanno voluto praticare l’aborto. Il Tribunale accerterà i fatti. Certamente l’obiezione di coscienza rispetto alla legge 194, è un tema di grande e drammatica attualità. In alcune, troppe, regioni italiane, l’80% dei medici si dichiara obiettore di coscienza. In molti, troppi, ospedali per una donna è impossibile interrompere la gravidanza. La legge 194 è stata una conquista per le donne. Una conquista frutto di una dura lotta e di un dibattito che ha spaccato il Paese. La 194 è frutto di un compromesso, è stata votata anche dalla DC, a dimostrazione che era una esigenza sentita anche in ambienti non laici. Ad accelerare il cammino della legge 194 è la tragedia di Seveso. Una contaminazione che rischiava di danneggiare geneticamente i nascituri. Viene quindi concessa la possibilità di abortire alle donne residenti nella zona di massima esposizione. La necessità di una legge come la 194 era sostenuta anche da Aldo Moro, posizione non gradita negli ambienti cattolici più radicali. Posizione che potrebbe aver condizionato l’esito della trattativa per la liberazione del Presidente della Democrazia Cristiana. Quindi la legge 194 non è frutto di una barbarir imposta dai comunisti e dai senza Dio. E’ il frutto un percorso di democrazia e civiltà. Eppure la 194 è una legge continuamente sabotata e contestata. Naturalmente l’obiezione di coscienza deve essere garantita, ma non al prezzo di rendere la legge inapplicata. Il nostro è una Paese laico, almeno dovrebbe esserlo. Una legge può essere migliorata, ma deve essere applicata. Quindi non è tollerabile che in molti ospedali della Repubblica Italiana venga ignorata una legge della Repubblica Italiana. Anche perché viene messa in pericolo la vita delle donne. Fatta la legge trovato l’inganno, questo è il motto nazionale. Ma una legge non è solo parole scritte, dietro una legge ci sono speranze, lacrime, sofferenze, lotte. Soprattutto la Legge nasce con lo scopo di superare l’egoismo gli interessi personali, per tutelare l’interesse generale. E’ importate rispondere alla propria coscienza, ma senza egoismo e fanatismo. Valentina è entrata in ospedale per dare la vita, ha perso anche la sua. Dopo giorni di lenta e dolorosa agonia. In coscienza, è inaccettabile.

Credit foto www.annagiuffrida.wordpress.com

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo