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Il giuramento del 1931

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di MARIAPIA METALLO

«Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo statuto e le altre leggi dello stato, di esercitare l’ufficio di insegnante e adempiere a tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria ed al Regime Fascista.

 

Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti la cui attività non si concili coi doveri del mio ufficio».

Il giuramento di fedeltà al fascismo fu un atto di formale adesione al regime richiesto ai docenti delle università italiane. In seguito a tale provvedimento, i docenti avrebbero dovuto giurare di essere fedeli non solo “alla patria”, secondo quanto già imposto dal regolamento generale universitario, ma anche al “regime fascista”. Chi si fosse rifiutato di giurare avrebbe perso la cattedra. In tutta Italia furono solo dodici, su oltre milleduecento, i docenti universitari che rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà al fascismo.

Uno di loro si rivolse ad Albert Einstein nella speranza che «se mai una voce di solidarietà e di protesta si dovesse levare da parte dei più illustri docenti delle università straniere, il governo desista dalla sua sconsiderata decisione»; ed Einstein scrisse immediatamente una lettera ad Alfredo Rocco:
“Egregio signore, due dei più autorevoli e stimati uomini di scienza italiani, angosciati si sono rivolti a me… al fine di impedire, se possibile, una spietata durezza che minaccia gli studiosi italiani… La mia preghiera è che lei voglia consigliare al signor Mussolini di risparmiare questa umiliazione al fior fiore dell’intelligenza italiana. Per quanto diverse possano essere le nostre convinzioni politiche… entrambi riconosciamo e ammiriamo nello sviluppo intellettuale europeo beni superiori. Questi si fondano sulla libertà di pensiero e di insegnamento e sul principio che alla ricerca della verità si debba dare la precedenza su qualsiasi altra aspirazione… la ricerca della verità scientifica, svincolata dagli interessi pratici quotidiani, dovrebbe essere sacra a tutti i governi; ed è nell’interesse supremo di tutti che i leali servitori della verità siano lasciati in pace. Ciò è anche senza dubbio nell’interesse dello stato italiano e del suo prestigio agli occhi del mondo.” La lettera ebbe risposta negativa ed Einstein annotò nel suo diario: “In Europa andiamo incontro a bei tempi.”
I docenti verranno licenziati dall’università ed emarginati, additati come antitaliani. In prospettiva, invece, saranno loro a dare un insegnamento alla società italiana: si può anche dire di no. I dodici non ce la fanno a ingoiare l’amaro boccone del giuramento. C’è un livello al di sotto del quale tutti gli inviti alla prudenza e a un sano realismo politico divengono perdita della propria dignità.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo