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Trieste: atleti africani esclusi e poi ammessi alla maratona

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di ROSA MANNETTA

Pochi giorni fa, è accaduto un caso sconcertante: in un primo tempo gli atleti africani sono stati esclusi dalla mezza maratona del Trieste running festival.

 

E in un primo tempo gli organizzatori hanno dichiarato che escludere gli atleti africani, significava porre dei limiti allo sfruttamento degli stessi atleti da parte degli agenti. In questo contesto si sono create diverse e tali polemiche che in una nota, Fabio Carini, l’organizzatore del Trieste Running Festival, ha diffuso: “Dopo avere lanciato una provocazione che ha colto nel segno, richiamando grande attenzione su un tema etico fondamentale, contrariamente a quanto comunicato ieri, inviteremo anche atleti africani”. E il segretario generale della Federazione Italiana Atletica leggera ha detto: “Siamo la federazione che applica già uno ius soli molto avanzato, dove l’uguaglianza e il rispetto sono l’assoluta normalità. Vigileremo con la massima attenzione, verificando i fatti e le motivazioni”. Dopo la “provocazione”, Fabio Carini ha invitato gli atleti africani a partecipare alla maratona e ha ribadito: “Ho sollevato il problema dello sfruttamento di atleti africani da parte di procuratori che si arricchiscono alle loro spalle”. Le reazioni della politica sono state varie e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha detto: “…il malessere esploso a Trieste nasconde l’ennesimo sfruttamento, quelli che chiamo gli scafisti dello sport…”. L’argomento è interessante e lo propongo nel solito bar Maracuja, dove avvengono le mie interviste. Si propone Anna e commenta: “L’esclusione degli atleti africani e la loro successiva ammissione rivela una notevole ipocrisia…come a voler coprire il razzismo verso gli atleti di colore. Si è parlato di provocazione per colpire chi sfrutta gli stessi atleti. Queste sono scuse. Si parla di “scafisti dello sport”, ma lo sport non deve essere politicizzato. Lo sport è solo agonismo. Non deve essere discriminazione. Mi sembra che si siano trovate delle false ragioni etiche: si deve combattere in modo diverso lo sfruttamento degli atleti africani”. Le parole di Anna evidenziano una certa realtà. Da tempo si respira una spirale di intolleranza verso gli stranieri. E’ una spirale  sottile che prende forma e si diffonde in ognuno di noi. E’ come la risacca impetuosa che avvolge i nostri pensieri. Il 27 aprile del 1994 in Sudafrica si svolsero le elezioni che posero fine all’apartheid e alla maratona di Trieste, si stava introducendo un tipo di apartheid. Era questa l’intenzione? Cosa può costare rispondere a questo interrogativo? Costa parecchio per la propria diciamo…tranquillità personale. Tutto ciò è il segno di un regresso della nostra civiltà. Joseph Heller scriveva: “Alcuni diventano mediocri…”. E prevale quella “fatica di vivere” che conduce all’intolleranza in ogni senso.

 

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Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo