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Consultazioni Europee 2019. Vittoria di Salvini

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di NICO CATALANO


La Sinistra: Chi l’ha vista?


Che gli Italiani fossero un popolo conservatore era risaputo, le elezioni Europee del 26 maggio scorso, hanno confermato queste tendenza, addirittura delineando un Paese spostato totalmente a destra, grazie a quell’oltre 34 per cento dei consensi ottenuti dalla lega di Matteo Salvini a cui si aggiunge il quasi 6 per cento raggiunto da “Fratelli d’Italia” di Giorgia Meloni.

La crisi economica e l’austerità imposta negli ultimi anni dalle direttive Europee, hanno di fatto facilitato le forze sovraniste, nell’intercettare il ventre molle del Paese e interpretare il suo malcontento. Gli ultimi, i poveri, i migranti, gli “accattoni” sono stati individuati come i responsabili dei problemi economici e sociali dei penultimi, una pericolosa quanto inutile guerra tra poveri che ha depauperato la nostra società in valori, rendendola con la complicità indiretta dei social più ignorante, individualista e brutta.

Una destra, che si è avvantaggiata anche degli effetti nefasti causati dalle politiche impopolari e fallimentari degli ultimi governi targati Pd, guidati da Renzi e Gentiloni come lo sblocca Italia, la buona scuola, l’eliminazione dell’articolo 18 e la cattiva gestione dei flussi migratori.

A tutto questo ha contributo la liquefazione del M5S, una forza politica che alla prova con l’esperienza di governo del Paese si è dimostrata sempre più carsica, immatura, allo sbando, priva di visione strategica, capace di subire costantemente nell’esecutivo di governo l’agenda politica di Salvini, tanto che in queste Europee si è vista ridurre alla metà quel consenso ottenuto alle politiche di un anno fa.

Un governo quello gialloverde che dopo il voto Europeo, sarà ancora di più ostaggio della lega, TAV, Flat Tax e autonomie saranno le priorità per Matteo Salvini, forte di percentuali elettorali che gli permetterebbero in caso di elezioni anticipate in autunno, di presentarsi assieme a FdI di Giorgia Meloni e ottenere una maggioranza di governo senza l’apporto di Forza Italia, ormai ridotta a forza marginale, tutto questo grazie ad una scellerata legge elettorale, voluta e approvata nella scorsa Legislatura proprio dal Pd.

Già il Pd, dimezzato nei consensi rispetto alle Europee di 5 anni fa, che ha preso oltre 100 mila voti in meno rispetto alle scorse politiche, sconfitto domenica in realtà importanti come la Regione Piemonte passata al centro destra e che si trova isolato da tutto e da tutti, considerazioni reali che rendono fuori luogo l’esultanza messa in scena lunedì notte dal segretario Zingaretti per avere superato il M5S ed essere diventato il secondo partito, francamente pochino per festeggiare.

Discorso a parte merita invece la sinistra o quello che ne resta, un’area presente nel Paese reale molto più vasta di quella che rappresentano le sigle oggi in campo, sinistra che non ha superato la soglia del 4 per cento e ripetuto quanto avvenne nel 2014 con la lista Tsipras, per via di quella schizofrenia che la contraddistingue da tempo sommata a quella tendenza di presentare ogni volta improbabili  liste “pastrocchio” che rappresentano progetti messi in piedi a meno di due mesi dal voto per poi essere rinnegati qualche giorno dopo la consultazione elettorale. A tutto questo si aggiunge anche la propensione nello scindere l’atomo in modo irresponsabile anche in questo frangente delicato per il nostro Paese. Forse con maggiore umiltà, realismo e coraggio magari nel lasciare guidare la costruzione del progetto ad altre persone rispetto ai soliti noti che da anni e con pessimi risultati occupano determinate posizioni, la lista “La Sinistra” fermatasi al 1,7% e Europa Verde che ha raggiunto il 2,3% si sarebbero presentate insieme, e in Parlamento Europeo sarebbe entrata un’unica forza progressista e ecologista a sinistra del Pd, mentre oggi nessuno delle due è riuscita a prendere un seggio. Costruire un percorso che ritrovi quella connessione sentimentale con i cittadini purtroppo persa, un progetto coerente, serio, innovativo, aperto e plurale, magari cominciandolo a chiamare con il giusto nome, ovvero un partito, è oggi la priorità a sinistra magari cambiando non solo i simboli, ma soprattutto presunti dirigenti e disastrose prassi utilizzate.

Fonte della foto : Quotidiano.net

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo