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Le donne nel terzo millennio

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di CARMELA BLANDINI

Cinismo: (Vocabolario Treccani)1) La dottrina e la setta dei filosofi cinici. 2) Comportamento di persona cinica; impudente ostentazione di disprezzo verso le convenienze e le leggi morali e verso tutto ciò che è nobile e ideale.

 

Nella definizione di “cinismo” troviamo certamente uno dei tanti modi in cui vengono maltrattate le donne, anche oggi che viviamo nel terzo millennio.

All’inizio la filosofia di Diogene, nel IV° secolo a.C., ebbe una forte connotazione morale, ma in epoca contemporanea “essere cinici” ha preso un significato negativo e indica chi ostenta disprezzo e indifferenza verso ideali o convenzioni della società in cui vive, è cinico chi parla con sarcasmo e si pasce solo delle proprie convinzioni credendosi superiore agli altri.

Insomma, oggi, chi è “cinico” potrebbe non avere nessun tipo di amore per gli esseri umani sia in generale che in particolare.

Quando è stato approvato a Palazzo Madama il DDL n. 1200/2019 con voti favorevoli 194, 47 astenuti e nessun voto contrario, si sperava che, finalmente, le donne sarebbero state meglio difese e meno assassinate.

Tutti abbiamo pensato, infatti, che la nuova legge di tutela delle donne, vittime di violenza domestica e di violenza di genere, con l’aggiunta del Codice Rosso, fortemente voluto dal ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, avrebbe evitato la morte a tante donne perseguitate, con cinismo maschilista, dai loro mariti, fidanzati, compagni.

Tra le novità introdotte con il Codice Rosso c’è la previsione di una corsia preferenziale per lo svolgimento delle indagini, che dovrebbero essere molto più rapide, mentre, per reati commessi in contesti familiari o nell’ambito di rapporti di convivenza, le pene sono previste più severe; è altresì sancita l’introduzione dei reati di revenge porn, sfregi al viso e matrimoni forzati, con aumenti di pena anche per i reati di violenza sessuale e stalking.

Sembra incredibile ma, finalmente dopo tanti anni, sono state aumentate le pene per chi commette stalking o violenza sessuale. Nel primo caso la pena detentiva passa dai 6 mesi-5 anni al minimo di 1 anno e al massimo di 6 anni e 6 mesi, mentre per lo stupro, le pene passano a 6-12 anni, invece prima  la reclusione minima era di 5 anni e quella massima di 10. Inoltre, nel caso di atti sessuali con minori di 14 anni, ai quali è stato consegnato o anche solo promesso denaro o altra utilità, la violenza diventa “aggravata”. Ma tutto questo è ancora poco, perchè tanti violentatori rimangono a piede libero, perché la nostra Giustizia è ad andamento lento e perché qualche giudice riesce a giustificare l’ignobile stupro.

Ad esempio, una signora di mia conoscenza che da anni viene picchiata dal marito, ricordando il mio suggerimento sul Codice rosso, ha chiamato la Polizia mentre si nascondeva dall’ennesimo assalto brutale. Due poliziotti sono arrivati e le hanno detto di lasciarli soli col marito, lei si è chiusa in camera da letto e ha sentito che in soggiorno i tre uomini: ridevano e sghignazzavano! Dopo, i poliziotti le hanno detto di stare più calma e di non essere “isterica” per ogni sciocchezza, e sono andati via. La storia continua, purtroppo…

Sembra chiaro che le sciocche parole della stessa Giulia Bongiorno, dette in tv, sul fatto che le donne a volte denunciano per “isteria”, hanno sortito un effetto deleterio sugli italiani e anche su alcuni poliziotti.

Pare, infatti, che il Codice Rosso non stia sortendo l’effetto sperato. Solo nel mese di Settembre a Milano Adriana Signorelli è stata accoltellata in casa dal marito e aveva attivato il codice rosso da 4 giorni. Nessuno ha salvato nemmeno Elisa Pomarelli, uccisa da un amico che diceva di amarla e definito sul giornale–Libero- di Vittorio Feltri un “gigante buono”, come a sottolineare “la cattiveria” di Elisa che lo rifiutava.

Alcuni giornali riferiscono che i “femminicidi” diminuiscono, e tutti speriamo che il CODICE ROSSO abbia le risorse economiche necessarie e funzioni sempre meglio.

Ma quello che speriamo fortemente è che abbia finalmente inizio, in questo terzo millennio, un nuovo modo di trattare le donne.  Sarebbe ora di  far capire a tutti è che le donne non appartengono a nessun uomo e nessun uomo può accampare diritti sulla vita di una donna. È arrivato il momento di tagliare il filo con gli errori del passato.

Le donne hanno bisogno di un rispetto esattamente uguale a quello che hanno gli uomini da sempre sin dalla nascita e che viene loro tributato solo per il fatto di essere nati maschi, anche quando sono  piccoli “ominicchi” e perfino se si rivelano semplici “quaquaraquà”,  come  li chiamava Leonardo Sciascia.

Ancora oggi le donne aspettano la parità dei diritti con gli uomini, la parità nel lavoro e nella remunerazione economica, la parità alla guida politica dell’Italia, aspettano di essere trattate con rispetto in ogni campo e non soltanto con condiscendente “cinismo” come fa, ad esempio, quella pubblicità che dichiara le donne “libere di osare”, ma nella sostanza le sfrutta in modo miseramente maschilista per ricavare guadagni.

Le donne non hanno bisogno che qualcuno dica loro cosa comprare, cosa fare, cosa dire, cosa pensare! Questo comportamento cinico di “concedere” alle donne perfino la visibilità morbosa della loro intima natura di donne è assolutamente da condannare, come quasi tutte le pubblicità in cui la donna è presentata come un oggetto sessuale, super truccata o mezza nuda, oppure come una casalinga mezza scema. Anche la pubblicità oggi è, troppo spesso, oscenamente misogina.

E che dire di Bruno Vespa e della sua miserabile intervista alla signora Lucia Panigalli che, picchiata e ridotta in fin di vita dal marito, si è sentita dire, dal mellifluo e sarcastico  pseudo giornalista, che:- SE il marito avesse voluto veramente ucciderla lo avrebbe già fatto-. Allora il marito voleva solo accarezzarla?

Per fortuna  Bruno Vespa, per questa sua intervista, è stato deferito all’Ordine dei giornalisti e, speriamo davvero, che la smetta per sempre di ironizzare in modo offensivo sulle disgrazie delle donne.

È tempo che gli uomini smettano di giudicare le donne per il fatto di essere “donne”.

Ci sono donne alte o basse, grasse o magre, con un corpo perfetto  o con un corpo meno perfetto, esattamente come accade che siano anche tutti gli uomini del mondo.

Perfino molte giornaliste in tv stanno per tante ore sui tacchi altissimi e pur di lavorare devono concedersi, a figura intera, agli sguardi lascivi degli uomini, perché il loro ruolo principale è attirare gli sguardi maschili.

Io credo che come si vestono le donne, come si truccano o non si truccano, se sono belle o brutte non deve interessare a nessuno e sono ancora troppi gli uomini italiani che devono cambiare il proprio cervello e diventare meno cinici e più sensibili. Sicuramente, nemmeno gli uomini sono tutti perfetti, non lo sanno?

Le donne vanno valutate per quello che sanno fare e per come lo fanno, esattamente come si valutano gli uomini. La violenza la usa chi non riesce a spiegare le proprie ragioni, chi non ha argomenti validi per parlare, chi non ha abbastanza cuore per usare parole come “scusa” “grazie” e “per favore”.

Fino a quando in questo Paese rimarrà un solo troglodita, deficiente e ignorante, le donne saranno sempre in pericolo, e, purtroppo, saranno in pericolo sia quelle belle che quelle brutte, sia quelle giovani che quelle anziane. Incredibile ma vero, pochi giorni fa, a Messina tre ragazzi minorenni hanno violentato una signora novantenne entrandole in casa!

Non c’è più tempo e bisogna assolutamente intervenire sull’educazione dei genitori e dei figli imponendola per legge con pene sicure e severe. La politica ha il dovere urgente di civilizzare questo Paese.

Se i genitori di oggi non insegnano più ai figli il rispetto per le donne e per le persone anziane, se alcuni genitori crescono figli “cinici e debosciati” e non si curano di tenerli sotto controllo, ma anzi li difendono e li giustificano quando sbagliano, se già il terzo millennio è iniziato così male sin dai primi anni, allora chissà come finirà la vita delle donne?

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo