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“Il segreto di san Gennaro” . Un libro di mistero, avventura e scoperta

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di MADDALENA COVIELLO

«Le ricerche sulla vita, morte e vampirismo su testi luterani si riferivano a san Gennaro come un vampiro per la reviviscenza del sangue dopo tanti anni. Ciò è stato ovviamente contestato dai cattolici. Proseguendo la lettura di testi secolari, non si è neanche sicuri che san Gennaro sia vissuto, né che sia morto come martire, come una testimonianza agiografica del V secolo ha fatto pensare».

 

 

«Gennaro vescovo di Benevento “illumina la chiesa napoletana”, riporta la testimonianza. Significa che Gennaro vescovo di Benevento, quindi san Gennaro, non sarebbe napoletano. È diventato il santo napoletano per eccellenza, ma il vescovo era di Benevento. Il corpo probabilmente, com’era prassi all’epoca, è stato rubato da qualche parte ed è stato portato a Napoli per illuminare metaforicamente, cioè per dare lustro alla città di Napoli. Il problema è che la cronotassi dei vescovi di Benevento riporti l’unico Gennaro vescovo di Benevento non essere morto martire ma morto probabilmente dopo il periodo delle persecuzioni. All’epoca rubare le ossa significava avere un tesoro. È probabile che il vescovo non sia morto sotto le persecuzioni di Diocleziano, ma è molto più probabile che san Gennaro sia morto intorno alla fine del IV secolo, quando non c’erano più i martiri, benché testi geografici siano molto ricchi di queste informazioni. È strano che per mille anni i napoletani non parlino del sangue di san Gennaro.  Eppure avevano una certa dimestichezza con le ossa di santo, giacché varie sono state le traslazioni. La prima testimonianza in assoluto, da un cronista disinteressato, la abbiamo nel 1389 sul sangue di san Gennaro attraverso la propria liquefazione, cioè si conosce già liquido. Dove stesse questo sangue fino allora, non lo sappiamo.

Alcuni testi giuridici dell’età moderna raccontavano degli episodi realmente accaduti, e  ancora una volta era posto in relazione con san Gennaro un altro accadimento. Uno di questi è stato, ad esempio, la cronaca di Lucerna in Svizzera. È un testo scritto, nella metà del 1500, che riportava anno per anno cosa è successo a Lucerna. La cronaca narra che, nel 1525 un uomo di Lucerna è visto parlare con la moglie e dice che quella sera non ritornerà a casa, perché ha delle faccende da sbrigare in una città vicina.  Si saluta con la moglie e parte. La moglie si chiude in casa. Durante una notte i vicini sentono delle urla e rumori strani. Si preoccupano e aspettano l’indomani. Il domani troveranno la moglie in una pozza di sangue. Non si sa chi sia stato. Attraverso la consuetudine giudiziaria dell’epoca partita dai paesi germanici, arrivata, poi, nei Paesi in cui hanno adottato il diritto longobardo, si tenta una soluzione del delitto. La prova della cruentazione era il momento in cui per il magistrato che, non sapeva come procedere, ricorreva a un’ordalia, cioè si chiama Dio testimone degli eventi e si chiede a Dio di manifestare l’assassino per consegnarlo alla giustizia. Era una cosa in sé rimasta in piedi fino al 500 per accertare la giustizia. Prima si facevano i processi più per tranquillizzare la gente, piuttosto  che verificare con processi scientifici. In quel caso si poneva  il cadavere in un luogo pubblico e con una serie di rituali piuttosto elaborati si facevano sfilare gli iniziati. Si pensava che il cadavere si sarebbe manifestato in qualche modo attraverso l’emissione di sangue o con il movimento di un arto, ma d’altronde un cadavere in decomposizione qualche movimento strano può averlo e se si è lì a guardarlo, si attribuisce che sia un segno. Questi testi correlavano questo fenomeno in maniera molto simile al miracolo di san Gennaro. In effetti, il rituale del santo all’epoca non era quello di oggi. Il sangue arrivava in processione davanti alla testa di San Gennaro e si collegava che per influsso il sangue si sciogliesse. Dopo è sorto il dubbio che come la prova della cruentazione, il sangue si sciogliesse non perché fosse la testa del santo, ma di Timoteo che lo mandò a morte. Si divisero in seguito la religione cattolica e protestante»- ha recensito il professor de Ceglia.

Francesco Paolo de Ceglia insegna Storia della Scienza presso l’Università di Bari. È studioso del pensiero scientifico dell’età moderna, della storia dell’immaginario scientifico con una particolare propensione all’estetica e alla biologia. Ha pubblicato articoli su molte riviste inglesi e tedesche.

Durante le ricerche condotte dallo studioso Francesco Paolo de Ceglia, documentazioni fortuite hanno condotto gli studi a notizie verso interessanti scoperte sul segreto di san Gennaro.  Questa avventurosa ricerca e i suoi risultati sono stati trasposti nel libro presentato da de Ceglia intitolato “Il segreto di san Gennaro” edito da Giulio Einaudi Editore in occasione del festival “Storie italiane” seguito dalla libreria Il Ghigno di Molfetta.

Il testo cura in ogni analisi e dettaglio tutte le tesi che si estrapolano da queste interessanti e sorprendenti ricerche, nonché avventurose, sino a spiegare con ogni mezzo a disposizione quello che è oggi definito il prodigio di san Gennaro.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo