Mettiti in comunicazione con noi

Non categorizzato

E. Carter e la tomba di Tutankhamon

Avatar photo

Pubblicato

su

di MARIA PACE

 

“Vedo cose meravigliose!” Questa l’estasiata esclamazione di Edward Carter al cospetto del favoloso tesoro del faraone Tutankhamon.

 


Edward Carter archeologo ed egittologo inglese (Norfolk 1873 – Londra 1939), con un talento particolare per il disegno; figlio di Samuel Paul Carter, pittore ed illustratore di grande talento, da lui imparò a disegnare e sentì giovanissimo il richiamo dell’avventura.

A soli 17 anni partì per l’Egitto, quale assistente di sir Percy Newberry, noto egittologo, che lo aveva preso in simpatia e lo consigliò come disegnatore per una spedizione in Egitto finanziata dal British Museum. Sempre con sir Percy, il giovane Edward partecipò a una spedizione nella necropoli di Beni Hasan; tra i vari incarichi, quello di ricopiare e catalogare le decorazioni e i geroglifici all’interno delle tombe, lavoro che svolgeva con grande impegno e passione.

Il giovane Edward girò in lungo e in largo l’Egitto, lavorando anche con altri archeologi; al Cairo, il primo incontrò importante: sir Flinders Petrie, che lo accettò nella sua spedizione, durata sei anni, durante i quali Carter apprese tutte le tecniche necessarie per uno scavo archeologico qualificato. Seguirono altri scavi importanti in vari siti, tra i quali Tell el Amarna, nuovamente con Petrie o il Tempio funerario di Hatshepsut, a Tebe.

A soli 25 anni, nel 1899 venne nominato dal Ministero della Cultura Egiziano, Ispettore del Servizio delle Antichità del sud e coordinò diversi scavi a Luxor, Karnak, Tebe e nella Valle dei Re. Aprì campi di scavo nei siti di Sethi I e Nefertari, ad Abu Simbel ed Aswan. Fu questo il periodo di massima attività. Ma era ancora molto giovane e forse fu proprio la giovanile inesperienza che lo spinse a prendere le difese in favore della gente locale, in una controversia contro potenti occidentali; fu licenziato dal suo ‘incarico. e gli fu stroncata la carriera. Era il 1905 e poté restare in Egitto solo grazie alla vendita dei suoi disegni e acquerelli. Ne rimase ferito soprattutto nell’orgoglio, poichè si ritrovò subito a eseguire scavi per conto del miliardario americano Davis, più un saccheggiatore di tombe, in realtà, che uno studioso serio e coscienzioso. Nella speranza di trovare tesori da trafugare e portare con sè in America, Davis aveva praticamente lasciato in un bel disordine tutta la zona, alla ricerca delle tombe dei Faraoni. Fra i tanti nomi, c’era quello di un certo Thut-ank-Ammon. un faraone quasi sconosciuto, il cui nome era stato cancellato dalla lista dei reali, la cui tomba egli più volte sfiorò, senza giungere a scoprire.


Il caso, di lì a poco, volle fargli incontrare George Herbert, quinto conte di Carnarvon. Lord Carvarvon era un ricco nobile inglese, che aveva soggiornato in Egitto per la prima volta durante l’invereno del 1903 a causa della sua salute cagionevole. Egli, in verità, trovava quel soggiorno sul Nilo estremamente noioso, fino a quando non cominciò ad interessarsi alla storia dell’Antico Egitto, senza immaginare che qualche anno dopo, questa sarebbe diventata la sua grande passione ed avrebbe fatto di lui il grande mecenate che conosciamo.

Il suo primo cantiere di scavi fu il sito di Sheikh’ Abd el-Qurna, che fece esplodere in lui una vera Egitto-mania e spinse l’amico lord Cromer, rappresentante della Gran Bretagna in Egitto, a fargli ottenere una importante concessione di scavi, per la quale però era necessario avere sul campo una persona esperta . Carnarvon chiese allora un parere a Maspero, Direttore generale delle Antichità, che lo fece incontrare con Carter, nonostante l’episodio del 1905. Tra i due nacque immediatamente una grande amicizia.

Il sogno i Carter era quello di scavare nella Valle dei Re alla ricerca delle tombe dei due faraoni della XVIII dinastia non ancora scoperte: Amenofi IV e il suo figlio, Tuthankammon , ma la concessione di scavo in quella zona era ancora in mano a Davis.

Nella comune convinzione che “Il tempo delle scoperte nella Valle dei Re è Passato”, Davis cedette la sua concessione di scavo. La rilevò lord Carnarvon, che iniziò i lavori sotto la direzione di Carter.

Era il giugno del 1914 ed i due amici erano spinti da criteri scientifici e non da avidità di ricchezze. Che cosa spingeva i due archeologi a scavare in una zona da tutti ritenuta esaurita? La conoscenza della storia egizia e la consapevolezza che quella fosse proprio la zona scelta dai sacerdoti egizi per costruirvi la necropoli reale. Nella primavera del 1914, infatti, proprio nelle vicinanze della Valle dei Re, Carter e Carnavon avevano scoperto una tomba che attribuirono ad Amenofi I. Saccheggiata. Tutte le tombe, era gia noto, venivano saccheggiate fin dall’antichità. D’altraparte, però, i due archeologi erano dell’opinione che, pur saccheggiata, una tomba poteva essere preziosa per i rilievi e le iscrizioni e contenere eventuali oggetti sfuggiti ai ladri. Lo stesso Davis, per cui Carter aveva già lavorato, aveva scoperto diverse tombe saccheggiate, di Re e nobili, ma anche, in una valle vicina, una tomba ancora intatta, quella di Yuia e Tjuiu, i genitori della moglie di Amenofi III. Dopo anni e anni di lavoro, Carter aveva acquisito un buon fiuto per località potenzialmente fruttuose. Inoltre, nella tomba della regina Inhapi, dove erano state trovate alcune mummie reali, non era stata trovata quella di questo Faraone, di Thutankammon, ma non c’era dubbio che le tombe di questi Faraoni, che non erano ancora state trovate, fossero, però, state saccheggiate. Gli indizi che portavano a questa tomba erano tanti; lo stesso Davis si era avvicinato più volte senza riuscire a scoprirla. In uno scavo siglato KV54 (KV sta per King’s Valley, ossia, Valle dei Re), aveva trovato oggetti con il nome di questo Faraone, Thutankammon: una tazza in ceramica e frammenti di foglie d’oro con i nomi del faraone e di sua moglie Amksenammon e altri oggetti ancora. Davis li ritenuti privi di importanza, convinto che quella fosse la tomba di Tuthankammon, dichiarò che la Valle non aveva più nulla da offrire.

Proprio In base a questi elementi, invece, Carter, che accusava Davis di effettuare gli scavi senza professionalità, giunse alla conclusione che quella non fosse la tomba di Thutankammon e che la vera tomba doveva trovarsi in qualche punto del centro della Valle dei Re e lì concentrò i propri lavori. Lì, nella valle dei Re, l’area vicino Luxor, che per quasi cinque secoli era utilizzata dagli antichi egizi per le sepolture dei loro sovrani Carter dette inizio ad una operazione di ricerca su vasta scala, in un rettangolo compreso tra le tombe di Ramesse II, Neremptha e Ramesse IV, ma la Prima Guerra Mondiale ritardò l’inizio dei lavori fino al 1917.

Lord Carcarvon tornò in Inghilterra, ma Carter, sia pur lentamente, proseguì le ricerche scoprendo le tombe di Amenofi I e Hatshepsut, che trovò entrambe già depredate. Nel 1920 il cantiere venne chiuso, ma due anni più tardi, Carter ottenne i finanziamenti per un’ultima campagna di scavi e con il primo novembre i lavori ripresero nel punto in cui avevano avuto inizio sei stagioni prima. Rientrato in Egitto il 1º novembre 1922, Carter fece spostare il campo di scavo proprio dinanzi all’ingresso della tomba di Ramesse VI, dove precedentemente erano stati rinvenuti quei resti ritenuti privi di importanza. Più di cento operai lavoravano senza tregua e il 4 novembre, tre giorni dopo, un operaio del gruppo portò alla luce il primo gradino della tomba di Thut: il primo dei sedici gradino di una scala intagliata nella roccia.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo