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Bolivia: Evo Morales esiliato in Messico

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di ALESSANDRO BONAFEDE

Storia di un golpe taciuto



Il 20 0ttobre si concludono le elezioni in Bolivia per la rielezione del Presidente e dei membri del parlamento. Evo Morales, che non avrebbe potuto ricandidarsi in ragione dellla costituzione del 2009 viene  riconfermato Presidente della Bolivia. Da 13 anni al potere ha fatto crescere il PIL della Bolivia dell’8%. Ma l’opposizione insorge immediatamente e denuncia brogli elettorali.

Contemporaneamente con una rapidità che da da riflettere affluiscono verso La Paz truppe paramilitari di oscura provenienza: gruppi armati illegali di varie nazionalità. E’ il caos più totale per intere e interminabili giornate: vengono commessi crimini e violenze sulla popolazione civili dalle truppe paramilitari e il popolo boliviano scende in piazza, dando vita  corpose manifestazioni di piazza: alcuni chiedono nuove elezioni altri gruppi chiedono le dimissioni immediate di Evo Morales.“Credo che bisognerebbe rivedere il tema della alternanza al potere, non mi piace l’idea della sua perpetuazione al potere, però è infame quello che sta succedendo”. Una sindaca indigena di un piccolo comune intorno a  La Paz viene pestata a sangue da sconosciuti e le viene rasata la testa. Altre truppe paramilitari afluiscono a La Paz. La Polizia di guardia al palazzo di Evo si ammutina e l’esercito anche. Il 9 novembre Evo Morales dichiara : “È in corso un colpo di Stato“. I

l presidente della BoliviaEvo Morales, contesta in conferenza stampa i manifestanti scesi in piazza contro la sua rielezione macchiata, a loro dire, da brogli elettorali e dichiara lo stato d’emergenza:

“Denunciamo di fronte al popolo boliviano e al mondo che è in corso un colpo di Stato – ha detto – La destra, con l’appoggio internazionale, ha preparato un golpe. Voglio innanzitutto dire al popolo boliviano che siamo in stato di emergenza”. Poi ha invitato i movimenti sociali a una “mobilitazione pacifica e costituzionale per difendere la democrazia”.


10 novembre La Paz è in mano ai golpisti e nuove truppe affluiscono.  Nel paese vige il caos più totale: Si ricontano i voti e i brogli vengono confermati: Evo Morales aveva perso con il 49 % dei voti. Nel paese vige la legge del più forte: solo per citare alcuni episodi si annovera l’inncendio della casa della sorella del presidente, l’assalto con dinamite e la “conquista” dell’Ambasciata Venezuelana, il rapimento dei ministri e senatori socialisti, che per timore di rappresaglie sulle famiglie si dimettono: è colpo di stato.

Il 12 novembre la popolazione indigena degli Aymaras e i sostenitori di Evo Morales minacciano l’avvio di una guerra civile in Bolivia. Nel frattempo la casa di Evo Morales viene data alle fiamme

I primi a mobilitarsi sono l popolazioni indigene: n tutto il paese le varie popolazioni indigene presidiano e strade che portano a la paz e prendono a sassate gli autobus che trasportano ancora altrii golpisti che continuano a affluire a la Paz.

“Credo che bisognerebbe rivedere il tema della alternanza al potere, non mi piace l’idea della sua perpetuazione al potere di Evo, però è infame quello che sta succedendo”

“Rivolgo un invito al rispetto della vita, al rispetto della proprietà privata, al rispetto delle autorità e di tutti i settori della società. Tutto quello che abbiamo in Bolivia è patrimonio del popolo boliviano e non bisogna attaccarlo per fare dei danni”.

Usando queste parole, il presidente boliviano Evo Morales convoca nuove elezioni, in risposta alle proteste che stanno sconvolgendo il paese, annuncia di non sapere se si candiderà. Lo dice nel nel corso di un’intervista con Radio Panamericana di La Paz, nel corso della quale afferma:  “La mia gestione termina il 22 gennaio 2020. Indire nuove elezioni significa mettere fine a qualsiasi mobilitazione che si sospendono gli scioperi e blocchi”.

Parte della popolazione accusava quindi giustamente Evo Morales di aver manomesso i risultati del voto, autoproclamandosi vincitore. Da allora, gli scontri hanno visto almeno due morti ed oltre 190 arrestati.“Credo che bisognerebbe rivedere il tema della alternanza al potere, non mi piace l’idea della sua perpetuazione del potere, però è infame quelllo che sta succedendo”, afferma una maniestante indigena. Nel frattempo  anche il domicilio di Evo Morales viene è stata data alle fiamme e sua sorella rapita.

“Sì ci sono stati brogli alle elezioni il ri conteggio lo ha riconfermato” dice Pepe Molica.”Ma a quel punto sarebbe stato sufficiente indire nuove elezioni. Invece è accaduto quello che pochi ancora vedono con chiarezza: in Bolivia c’è stato un colpo di Stato orgamizzato con raffinatezza”.

Nel momento in cui scrivo Evo Morales perdente alle elezioni con il 49% è in esilio in Messico e Anez si autoproclama presidente ed Evo Morales perdente alle elezioni con il 49% è in esilio in Messico Gli Usa riconoscono il governo Anez. E L’Unesco dichiara la Bolivia paese privo dall’analfabetismo. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo