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Lettera ad un Giudice

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di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO

Egregio Signor Giudice,

Noi cittadini generalmente incontriamo grosse difficoltà nel capire le cose della legge.

 

 

 

Siamo gente così così, come cantava Vecchioni. Non si meravigli, quindi, se non abbiamo capito la sentenza pardon decreto, con il quale viene negato il reintegro a Micaela Quintavalle, ex autista Atac, ex sindacalista. Signor Giudice, la sentenza pardon il decreto, l’abbiamo letto ma facciamo fatica a capirlo. Colpa nostra probabilmente. Secondo il suo illuminato giudizio, la Quintavalle avrebbe manifestato pubblicamente giudizi lesivi su Atac, facendo venire meno il rapporto fiduciario tra azienda e lavoratore. Ma cosa ha detto di tanto terribile la tremenda Quintavalle? Che le aziende pubbliche sono spesso asservite alla politica, che Atac ha sprechi enormi di pubblico denaro, che le condizioni dei lavoratori sono dure, che la manutenzione è scarsa. Tutte cose vere, tanto vere che lo ammette anche Lei signor Giudice. Però secondo il suo illuminato parere, la Quintavalle doveva dire le cose con maggiore continenza. Per carità la Quintavalle usa termini forti, ma bisogna capire la condizione di una persona che è stanca di vedere ciò che quotidianamente un dipendente Atac vede e sente sulla pelle. Inoltre sempre secondo il suo illuminato parere, la Quintavalle ha detto cose che arrivano a configurare l’ipotesi di reato di diffamazione a mezzo stampa. Peccato che in nessuna occasione Atac abbia mai querelato la Quintavalle Micaela e nemmeno sembra risultare agli atti la querela citata nel decreto, che ci perdoni, non riusciamo a capire. Non riusciamo a capire come sia stata negata la qualifica di sindacalista alla Quintavalle, che ha fondato un sindacato organizzato e operante. Risulta essenziale capire l’animo che spingeva la Quintavalle a dire le cose che diceva. Era la volontà di tutelare i lavoratori e gli utenti. Non è forse ciò che deve fare un sindacalista? Oggi la Quintavalle è una disoccupata, emarginata dal partito che ha contribuito a far crescere come consensi a Roma, abbandonata da sindacati e lavoratori. La Quintavalle ha perduto tutto nel tentativo di cambiare le cose. Questo non può essere oggettivamente negato. Ciò che veramente non abbiamo capito del decreto però è il voler ipotizzare che la Micaela Quintavalle abbia fomentato l’astio degli utenti verso Atac. E’ uno scherzo vero? Un qualsiasi abitante di Roma impara nell’ordine a parlare, a camminare e poi a maledire Atac. Bus che prendono fuoco, bus che passano raramente e spesso pieni, metropolitane che cadono a pezzi. Questo affrontiamo a Roma da anni e anni.  Anche rinnovare l\abbonamento Atac, risulta proibitivo. Forse signor Giudice, Lei non ha confidenza con l’odissea di prendere un mezzo pubblico a Roma. Non serviva la Quintavalle, Atac riesce ad esasperare gli utenti benissimo da sola, in questo non ha e non avrà mai rivali. Noi utenti, siamo spariti dalla sua sentenza, pardon decreto. Lei con freddezza ha elencato leggi, codici. E tutti i problemi elencati dalla Quintavalle? Certo non sono di sua competenza. Ma non sarebbe stato più sicuro per tutti tenere in Atac, una persona disposta anche al licenziamento pur di tutelare la sicurezza pubblica? Signor Giudice, lei parla di continenza, concetti complicati per noi. Siamo persone semplici, vorremmo viaggiare sicuri e vedere speso bene il nostro denaro. Vorremmo in Atac, persone pronte a tutelarci. Cose semplici, lontane forse dalle leggi e dai codici. Ci scusi, ma questo volta non riusciamo proprio a capire.

Credit foto pagina fb Riprendiamoci Roma

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo