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Eniola Aluko: un caso?

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di ROSA MANNETTA

Giorni fa, Eniola Aluko in una lettera pubblicata dal The Guardian, ha rivelato che a Torino non si è trovata bene. In più, in una intervista ha detto:

“A volte Torino sembra un paio di decenni indietro nei confronti dei differenti tipi di persona. Sono stanca di entrare nei negozi e avere la sensazione che il titolare si aspetti che rubi”. E poi ha aggiunto: “Ci sono non poche volte in cui arrivi all’aeroporto e i cani antidroga ti fiutano come se fossi Pablo Escobar…”. Le sue dichiarazioni hanno creato varie polemiche e in ragione di ciò, Eniola Aluko ha voluto esprimere alcune precisazioni in un testo. Ecco il testo: “Il mio articolo sul Guardian di ieri era una riflessione sui diciotto mesi passati alla Juventus. La vita è piena di esperienze positive e negative….Ripeto di sentirmi privilegiata per aver indossato la maglia bianconera di un club storico come la Juventus….non lascio la Juventus a causa del razzismo, la lascio per molte ragioni di cui ho parlato, sia positive che negative, in un momento eccitante della mia vita con molte opportunità per il futuro. Invito tutti a leggere il mio articolo con equilibrio e a capire che si è trattato di esempi di esperienze , buone e cattive, che ho avuto anche nel mio Paese, l’Inghilterra”. Questi i fatti. Questo il fatto in sé. Tutto ciò fa riflettere. Pongo la questione nel solito Bar Maracuja, dove avvengono le mie interviste. Carmen dice: “Io sono venezuelana di origine italiana. Sono venuta dai miei parenti che si trovano vicino ad Avellino. Mi hanno detto che devo trovarmi un lavoro e loro non possono occuparsi di me a lungo. Vado a scuola per migliorare il mio italiano e se non parlo bene, chi mi assume? Io sono ginecologa e devo fare due esami all’università per far convalidare in Italia, la laurea in medicina. Sono scappata dal Venezuela perché manca tutto. Io lavoravo all’ospedale di Caracas. In ospedale mancava la luce, non si trovavano i farmaci e venivo pagata a mesi alterni. In Italia ho trovato solidarietà, ma qualcuno mi ha fatto pesare che ora sono una specie di “ospite”….sono sempre una migrante. Così non va bene. I miei bisnonni andarono in Venezuela e parecchi, nel mio Paese hanno la provenienza italiana”. Maria chiede la parola: “Noi dovremo imparare a far sentire a “casa”, le persone che scelgono di venire nel nostro Paese. Noi abbiamo un passato di emigrazione e Carmen, è un esempio di ciò che eravamo. I suoi avi emigrarono in Venezuela ed erano italiani. Questo basta…”. Ritengo che negli ultimi tempi siano stati diffusi messaggi impropri e negazionisti: due giorni fa un professore di Filosofia del diritto, all’università di Siena, ha pubblicato dei post a favore di Adolf Hitler. Tutto ciò è grave. E’ gravissimo. Il filo nazismo si deve condannare; va condannato senza tentennamenti. E va condannata qualsiasi forma di intolleranza e di razzismo. Il razzismo verso coloro che non sono europei, verso i migranti che desiderano un futuro migliore, deve essere bloccato. Vincenzo Cardarelli scriveva: “Qualcosa ci è sempre rimasto”. Ci rimane, il senso di umanità.

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo