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Proteste, tende e affitti: non è un Paese per studenti

Torniamo a parlare di università. Proseguono in tutta Italia le proteste degli studenti fuorisede contro il caro affitti, mentre la politica gioca allo scaricabarile. Elena e Francesco ci raccontano la loro esperienza nel cercare un alloggio a Bari.

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In copertina, l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro (Wikimedia Commons, dominio pubblico)

di Alessandro Andrea Argeri

Nel tempo libero, quando ci si stanca di parlare di “sostituzione etnica”, di inclusività fortemente esclusiva, di diritti astratti, nel dibattito politico si trova spazio anche per i problemi veri. Può capitare, saltuariamente certe questioni ritornano. In tutte le maggiori città italiane sono in aumento le “proteste delle tende” degli studenti fuorisede contro il caro affitti. Cominciate davanti al Politecnico di Milano, le manifestazioni si sono estese anche nelle maggiori città italiane, tra cui Bari, sebbene si potrebbe discutere su quanto si possa considerare “protesta” piantare una tenda per poi andarsene subito dopo aver scattato le foto.

Ad ogni modo, finalmente la politica, tra tanto magnifico poetare su “diritti” e “inclusività”, si è accorta di come per molti studenti venga meno il diritto allo studio poiché esclusi dai servizi offerti dall’agenzia per il diritto allo studio universitario, tra i quali ci sono non solo gli alloggi, ma anche le borse di studio, ridotte rispetto allo scorso anno nonché inadeguate all’attuale andamento dell’inflazione. Ebbene, se la situazione è difficile per gli studenti pendolari in generale, per quelli in cerca di alloggio è diventata insostenibile. Ovviamente proprio per questo, siccome ogni grande statista degno di rispetto non si preoccupa di risolvere i problemi, bensì di dare la colpa agli altri, i partiti giocano allo scaricabarile.

La segretaria del Pd Elly Schlein ha attaccato il Governo: <<Siamo vicini alle studentesse e agli studenti che stanno manifestando contro il caro affitti. Il Pd continuerà a spingere per convincere il governo a tornare indietro sull’errore madornale che ha fatto cancellando il fondo per gli affitti di 330 milioni di euro>>. Tuttavia questi problemi erano presenti già da prima dell’elezione del governo Meloni. Si registravano persino durante la paradisiaca presidenza dell’insindacabile Draghi, quando dopo il ritorno in presenza la domanda di alloggi era improvvisamente aumentata a fronte dell’offerta, con relativa impennata dei prezzi degli affitti. Insomma servono soldi da destinare al welfare universitario, poi la stessa delegazione Pd al Parlamento europeo vota la proposta del commissario al Mercato Interno Thierry Breton per “convertire con procedura d’urgenza i fondi europei del Pnrr, dei programmi sociali e di coesione per fabbricare munizioni per l’Ucraina”. Tutti unanimi eccetto la sinistra Gue-Ngl. Fra gli italiani, a parte Smeriglio, hanno votato contro solo i 5 Stelle.

Dall’altro schieramento il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha attaccato la sinistra su Sky Tg24: <<Io credo che il problema del caro-affitti tocchi le città governate dal centrosinistra, dove non sono state attivate politiche a favore dei giovani e degli studenti>>. Il problema però riguarda i poli universitari, i quali non per caso sono collocati nelle grandi città. Se poi quasi tutte sono governate dal centrosinistra è un problema politico della destra. Infatti interviene la stessa ministra per l’Università e la Ricerca Anna Maria Bernini: <<Sono polemiche inutili. Il problema esiste, e da tanto tempo. Il governo ci sta già investendo tantissimo, abbiamo già messo 400 milioni in legge di Bilancio e 1 miliardo è previsto dal Pnrr. In tutto dovremmo avere, da qui al 2026, 70 mila posti letto in più>>. Eppure a sinistra il sindaco di Milano Giuseppe Sala ammette: <<Oggi in città contiamo 13 mila posti letto per studenti. Sono pochi e sappiamo che i prezzi delle case sono alti. Ma c’è una grande progettualità su cui stiamo lavorando. Io ritengo che questo problema andrà a risolversi ma ci vorrà qualche anno>>. C’è tempo! Nel mentre gli studenti trasformeranno le piazze in tendopoli.

Ma il premio “intervento perfetto” se lo aggiudica il Ministro del Trasporti Matteo Salvini, un vero campione della categoria, il quale ritiene inaccettabile per il suo dicastero non avere “una direzione riservata agli affitti degli studenti, degli impiegati, degli operai”, così promette di istituirla. Poi scopre di averla già. Intanto giovedì 11 maggio il governo ha dato il via libera allo stanziamento di 660 milioni per gli alloggi universitari previsti dal Pnrr per aumentare i posti letto presso alloggi o residenze per studenti universitari. Eppure per risolvere il problema del caro affitti, almeno in parte, basterebbe migliorare proprio la rete dei trasporti pubblici. Prendiamo ad esempio i collegamenti dell’hinterland di Bari. Una corsa ferroviaria di sola andata di trenta chilometri esatti con le Ferrovie richiede 1h 15 min. Il problema sono le fermate intermedie, senza le quali sarebbe sufficiente la metà del tempo.

Ancora, molti studenti dell’Università di Bari partono dalla Basilicata. Con i trasporti Bari-Matera richiede circa due ore, quando ne occorrerebbe solo una se i treni venissero velocizzati. Si potrebbero istituire delle corse dirette per gli universitari, come già avviene per i turisti. Chi scrive prende proprio uno di quei pullman, il quale impiega 44 minuti per percorrere trenta chilometri. Se si migliorassero i trasporti molti pendolari impiegherebbero meno tempo a raggiungere l’università, dunque avrebbero meno bisogno di cercare casa.

Di conseguenza si alleggerirebbe la pressione sugli alloggi, diminuirebbe la domanda rispetto all’offerta, quindi calerebbero anche i prezzi degli affitti, così da consentire a chi ha più bisogno un alloggio sul posto, ad esempio quella parte della popolazione studentesca proveniente da zone molto lontane come la Sicilia, di trovarlo a un prezzo più vantaggioso. Questa ovviamente non sarebbe la cura, ma un palliativo per una situazione indecente in una Nazione dove il diritto allo studio è previsto dalla Costituzione. Invece si continuano a ripetere i vari “faremo”, “diremo”, “vedremo”, “proporremo”, “non ci fermeremo”, quando non si è nemmeno partiti.

Ma com’è nel concreto la ricerca di un alloggio? Avevamo già parlato della vita da fuorisede, questa settimana una prima esperienza arriva da Elena, 20 anni, da Taranto:

<<La ricerca della casa mi ha preso molto tempo, ho iniziato nel 2021 dopo la pandemia perché eravamo tornati in presenza dopo il covid, ma per un intero semestre ho dovuto sopportare il viaggio, infatti ho studiato poco e niente. Non sono riuscita a trovare una singola accessibile come costo, perché per una singola decente servivano dai 300 euro in su. C’è da dire che qui a Bari affittano catapecchie spacciandole per residenze degne di essere abitate quando spesso sono appartamenti da ristrutturare avuti in eredità dai nonni. Una volta ho visitato una camera in cui c’erano mobili del secolo scorso tenuti talmente male che si temevano fossero invasi dalle tarme. Insomma non fanno ristrutturazioni prima di affittare le case agli studenti e affittano a cifre non congrue rispetto alla qualità offerta.>>

<<Ora come alloggi?>>

<<Ora condivido una camera doppia con un’altra ragazza per ammortizzare i costi, e comunque pago 200 euro per un posto letto a dieci minuti dall’ateneo. Bisogna però aggiungere le spese di condominio e le bollette che sono il carico maggiore, talvolta superano anche il costo dell’affitto. Però una precisazione è da fare: i miei proprietari di casa sono bravissime persone che vengono incontro per ogni necessità, inoltre la casa che abbiamo trovato è quasi nuova, quindi almeno su questo sono stata fortunata. La mia situazione attualmente è sicuramente confortevole, però ho tribolato.>>

<<Ti ha aiutato la borsa di studio?>>

<<Chi ha un reddito molto basso giustamente usufruisce delle agevolazioni, ma chi è nel mezzo, che non è né povero né ricchissimo, si trova a gestire spese considerevoli. Insomma per stare bene o sei poverissimo o sei ricchissimo. La classe media non è considerata e si sobbarca le spese maggiori, quindi questi studenti lavorano e studiano, ma per avere la tranquillità che richiede lo studio bisogna avere un ambiente altrettanto tranquillo.>>

Concludiamo infine con un pensiero di Francesco detto “Becker”, rappresentante dell’associazione universitaria Studenti Indipendenti, il quale ci scrive: <<Ho registrato disparità di genere nella ricerca delle stanze in affitto. Il genere è una condanna? Potrebbe. Sei uno studente fuori sede, in quanto tale stai cercando una stanza da prendere in affitto, così da poter affrontare il percorso universitario nel migliore dei modi. Ma cosa potrebbe mai andare storto? Il mondo degli annunci di stanze si sta evolvendo in un farraginoso labirinto, fatto di prezzi esorbitanti, poca disponibilità e, purtroppo, condizionato dall’essere un uomo o una donna. Semplice, apro un sito di annunci online, faccio un giro tra i gruppi social, navigo in cerca della mia stanza ideale e cosa noto? Una abissale differenza tra le stanze destinate alle studentesse e quelle destinate agli studenti: salta subito all’occhio la quantità di annunci corrispondenti al primo caso, nettamente maggiore rispetto al secondo, ma non solo, poiché i prezzi, oltre la disponibilità, risultano essere anche più bassi. Non ci credi? Prova a fare un giro tra gli annunci online e vedrai. Ma questo cosa significa? È forse il risultato di una società discriminatoria, che porta i proprietari di casa a sentirsi più sicuri, più sollevati nel sapere che il proprio appartamento sia in mano a delle ragazze, piuttosto che a dei ragazzi, che possa essere tenuta in condizioni migliori in questo modo? Siamo persone, in quanto tali ognuno di noi ha il diritto e il dovere di godere di pari possibilità nella ricerca di una stanza, che sia adatta alla propria disponibilità economica, che non renda ancor più difficile il proprio percorso universitario.>>

N. B. Oltre a cercare di istituire nuovi alloggi si dovrebbe migliorare la qualità di quelli attuali. Le pessime condizioni dei dormitori disposti per gli studenti fuorisede sono state già denunciate nell’inchiesta “Vita da fuorisede” del 14 novembre 2022. Un piccolo esempio: domenica 15 maggio è stata trovata una biscia al collegio universitario ADISU Renato Dell’Andro ubicato nel quartiere di Bari Poggiofranco. Secondo quanto riferiscono gli studenti, al momento la biscia villeggerebbe per le tubature del dormitorio. Almeno qualcuno ha trovato alloggio! Il video qui sotto ci è stato inviato dagli studenti alloggiati lì.

Altri articoli in cui ho scritto di università:

“Vita da fuorisede”. Opinioni e retroscena di una vita universitaria nel barese.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).