Editoriale
Lo strano caso di Silvio B.
Dopo sei anni di battaglia i giudici di Milano assolvono il leader di Forza Italia per un errore giuridico nell’impostazione del caso da parte della procura: chi aveva testimoniato doveva essere classificato come sospettato, non come testimone, dunque “il fatto non sussiste” perché le accuse non sono applicabili. Tuttavia il processo per corruzione si è riaperto a Bari. Ma qual è il giudizio effettivo su Berlusconi?
di Alessandro Andrea Argeri
Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi è stato assolto dal Tribunale di Milano nel processo “Ruby ter” in cui era imputato con altri 28 accusati di “corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza”. Tutti scagionati. Il Cavaliere in particolare era imputato per aver pagato decine di testimoni per mentire in un processo precedente per prostituzione minorile in cui era coinvolta come co-imputata Karima El Mahroug, passata alle cronache col nome di “Ruby rubacuori”. Il processo di accusa di corruzione di testimoni chiave nel giudizio per prostituzione minorile era una conseguenza del primo, in cui Berlusconi era stato assolto perché non sapeva fosse minorenne.
Il governo aveva ritirato ancora prima della sentenza la costituzione di parte civile nel processo, ovvero l’atto con cui un soggetto chiede di essere risarcito in quanto si ritiene danneggiato dal reato contestato. Il processo è ripreso il 17 febbraio a Bari, dove Berlusconi è accusato di aver indotto l’imprenditore Gianpaolo Tarantini a mentire agli inquirenti a proposito delle escort portate a Palazzo Grazioli dal 2008 al 2009. Tramite dell’ex premier con Giampaolo Tarantini sarebbe stato l’ex direttore dell’avanti Antonio Lavitola, il quale non solo non si è presentato a processo ma ha anche reso noto di avvalersi della facoltà di non rispondere nella prossima udienza prevista per il 10 marzo. Nel processo di Bari la presidenza del Consiglio è ancora parte civile. Il 20 gennaio scorso la giudice Valentina Tripaldi aveva accolto la mozione avanzata da Roberto Sisto, avvocato di Berlusconi, il quale aveva chiesto di ritenere inutilizzabili le intercettazioni poiché disposte per fatti diversi da quelli riguardanti il processo in corso. Erano state infatti disposte nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli.
L’assoluzione giudiziaria è netta per questioni tecniche di procedura penale, tuttavia resta il giudizio morale dell’opinione pubblica. Oltretutto i giudici hanno parlato di “indizi non equivoci” di una possibile corruzione. Qual è il risultato? Per i sostenitori dell’ex premier si è trattato di “pura macelleria giudiziaria indegna di uno stato civile”, di “persecuzione con uso politico della magistratura”, “un’assoluzione arrivata dopo oltre undici anni di sofferenze, di fango, di danni politici incalcolabili”. Certamente un normale imputato dopo nove anni sarebbe finito in Cassazione, mentre i processi sono durati più del doppio di quanto avrebbero dovuto.
La stampa, anche quella di sinistra, oggi elogia Berlusconi, acclama la sentenza, sostiene l’inconsistenza delle prove. Per trent’anni è stato rappresentato come un delinquente incallito da punire assolutamente per aver violato sistematicamente il Codice penale, con vari indagati pagati affinché nascondessero i suoi crimini, o si prendessero le colpe come scudi umani. Non sono mancate dichiarazioni ben oltre il ridicolo, dal paragone con Kennedy al “lo processano perché scopa” al “Ruby era la nipote di Mubarak”, pertanto non si poteva indagare per non “creare incidenti diplomatici col presidente egiziano”. Anche i processi per corruzione hanno visto condannati i corrotti anziché i corruttori.
Oggi c’è un governo di centrodestra, quasi lo stesso del 2001, sostenuto ampiamente da Forza Italia. Carlo Nordio, l’attuale ministro della Giustizia, la pensa esattamente come Berlusconi in materia giudiziaria, infatti lo considera un perseguitato, sostiene l’inappellabilità delle assoluzioni, vuole abolire il trojan, la legge Severino, le intercettazioni, i reati contro la pubblica amministrazione, intende restaurare integralmente l’immunità parlamentare.
Indignarsi è inutile, oltretutto a nessuno importa più. Le nuove generazioni, tra le quali c’è la mia, non hanno conosciuto direttamente i governi Berlusconi. Il “berlusconismo” lo studiamo sui libri di storia contemporanea, sui quali nei prossimi anni continueremo a leggere di un conflitto risolto solo formalmente, destinato a restare aperto per anni, costellato da numerosi regolamenti di conti tra politica e magistratura. Perché la Giustizia con i nemici si applica, con gli amici si interpreta. Detto questo: Berlusconi è non colpevole.
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