Mettiti in comunicazione con noi

Editoriale

Il “compagno Matteotti”

Mentre si avvicinano le lezioni europee, nel PD litigano su come accostare Matteotti a Berlinguer, perché nulla è certo nella vita, a parte le faide all’interno della compagine di sinistra, i cui membri hanno trovato un altro motivo per scontrarsi tra di loro anziché contro la destra al governo. Ebbene siamo di fronte all’unico caso al mondo di “opposizione opposta a sé stessa”.

Avatar photo

Pubblicato

su

Credit foto Pixabay, immagine di dominio pubblico

di Alessandro Andrea Argeri

Lotte di potere, scontri puramente ideologici, rapporti di forza finalizzati all’isolamento dell’avversario. No, non parliamo di una puntata di un qualsiasi reality show, bensì della quotidianità all’interno del Partito Democratico, perché nulla è certo nella vita, a parte le faide all’interno della compagine di sinistra, dove i membri hanno trovato un altro motivo per scontrarsi tra di loro anziché contro la destra al governo. Ebbene siamo di fronte all’unico caso al mondo in cui l’opposizione si oppone a sé stessa.

Il 10 giugno 2024 cadrà il centenario della morte di Giacomo Matteotti, parlamentare socialista ucciso dallo squadrismo fascista agli inizi del Ventennio. Certo, manca un anno, però a sinistra hanno deciso di portarsi avanti con i compiti a casa, cioè con le dispute interne. In un partito mangiato dalle correnti, i socialisti temono l’inserimento della figura di Matteotti nell’ideologia del PD, in quanto i democratici della nuova segretaria Elly Schlein sono tradizionalmente eredi del partito comunista. Dunque ora si aprirà una “nuova Costituente” dai tempi biblici per decidere chi ammettere nel pantheon? Si litigherà per “riflettere” su come litigare?

Secondo quanto riporta Monica Guerzoni sul Corriere, “ad accendere lo scontro è bastato un convegno”, il quale però deve ancora tenersi. Il titolo è: “Berlinguer e Matteotti, leader lontani e leader vicini”. L’ideona di affiancare due personaggi invece tanto lontani dal punto di vista sia storico sia politico è stata del deputato Roberto Morassut, lanciatosi in uno di quegli zibaldoni ideologici tanto di moda negli ultimi tempi, quasi fosse un qualsiasi remake targato Disney. Basti solo pensare a come negli anni Venti del secolo scorso i comunisti avessero una visione contrapposta a quella dei socialisti, infatti Matteotti era sì antifascista, ma era anche antibolscevico, mentre Antonio Gramsci combatté l’idea di “socialismo riformista” promossa da Turati.

Per tutte queste ragioni si è gridato alla “dietrologia”, alla “contaminazione impropria”, mentre l’ex ministro socialista Valdo Spini rassicura come in realtà l’obiettivo sarebbe quello di “trovare aspetti comuni per costruire una nuova sinistra”. Eppure sembra chiaro il tentativo di Elly Schlein di intestarsi l’eredità politica di Matteotti, altrimenti appena eletta segretaria del partito non sarebbe andata a riporre i fiori sulla lapide a Riano, dove fu ritrovato il cadavere martoriato.

Ad ogni modo, mentre il PD litiga addirittura in anticipo sui soliti temi, il centrodestra annuncia di presentarsi unito alle elezioni Europee del 2024. A sinistra invece non si vociferano nomi sui copolisti nei collegi, però ovviamente non mancano gli scontri. Addirittura in Campania Schlein ha commissariato il partito per dichiarare guerra aperta al signore incontrastato di quella terra, il governatore Vincenzo De Luca, definito da molti un “viceré”.

Nel 2024 è prevista la fine del mandato di Antonio Decaro, sindaco di Bari nonché presidente Anci, fino ad ora distintosi per la sua buona gestione. Per questo il presidente della regione Puglia Michele Emiliano, in scadenza nel 2025, punterebbe su di lui come candidato per eventuali elezioni anticipate in Regione per poi andare a Bruxelles. Anche il mandato di Bonaccini scadrebbe nel 2025, pertanto anche il presidente del Pd vorrebbe andare in Europa, così come l’ex governatore della regione Lazio Nicola Zingaretti, quest’ultimo però dovrebbe lasciare il suo seggio blindato alla Camera da capolista dopo appena diciotto mesi.

Insomma, è cambiato il segretario ma fino ad ora il partito sembra essere rimasto lo stesso: correnti, spartizioni di posti, lotte interne. Nel mentre Meloni sale nei sondaggi, il Movimento 5 Stelle si prende la sinistra, i lavoratori vengono dimenticati, il diritto al lavoro dignitoso viene meno con la crescita del precariato. Ma non c’è problema: si risolve tutto con un bell’asterisco in fine di parola!

Ultimi articoli:

Posti letto, finalmente suona la sveglia

Proteste, tende e affitti: non è un Paese per studenti

Radiamo al suolo i teatri

RIPRODUZIONE RISERVATA ©

Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).